Le piante aromatiche sono così definite per il contenuto di oli essenziali che ne conferisce il caratteristico “aroma”. Note agli uomini fin dall’antichità si  appresero le loro  proprietà curative, sulla base di esperienze empiriche e di testimonianze orali , il loro sapere fu tramandato nel corso dei secoli, divenendo una tradizione popolare ancora oggi praticata.
Le prime fonti scritte risalgono agli antichi Greci e Romani. Nel 400 a.C. il greco Ippocrate descrisse le proprietà di 230 piante medicinali. Carlo Magno nell’anno 812 d.C. emanò un editto con il quale ordinava la coltivazione delle piante aromatiche in tutti i giardini erboristici dell’Impero. Nel medioevo i “semplici” (così definite le piante con virtù medicamentose) venivano coltivati in orti cittadini, denominati “orti dei semplici”. Il primo orto botanico d’Europa fu creato a Salerno, noto col nome di Giardino della Minerva, dove per la prima volta vennero coltivate, a scopo scientifico, una grande quantità di piante ed erbe officinali.
Fu realizzato tra il XIII e XIV dal medico Matteo Silvatico, per scopi meramente didattici, al fine di mostrare agli studenti della Scuola Medica Salernitana le piante con il loro nome e le loro caratteristiche. Sul modello di questo giardino Medioevale furono realizzati gli orti botanici di Padova, Pisa, Firenze, Pavia e Bologna.
Anche durante l’ascesa delle spezie, si continuò ad utilizzare le erbe aromatiche, in quanto più accessibili ai ceti sociali più bassi. Queste svolgevano un ruolo simile alle preziose spezie provenienti dall’Oriente, nel conservare gli alimenti e conferirne un piacevole aroma, ma erano  più accessibili e facilmente reperibili.
In cucina le erbe aromatiche continuano  ad essere impiegate per il loro duplice risultato insaporire gli alimenti ed  avere al contempo un ruolo curativo, come combattere la flatulenza, facilitare la digestione o addirittura, grazie alla loro fragranza a stimolare l’appetito.
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